Nessun allarmismo per l’acqua di Sanfront; in primis il problema, se tale può essere, non riguarda “l’acqua di Sanfront” come apparso sui media ma l’acquedotto del concentrico interessante il 20 % dell’intera rete dell’acquedotto. L’inquinamento microbiologico riscontrato è molto lieve e, di solito, il medesimo viene debellato con un dosaggio minimo di “cloro” come si suol dire (in realtà trattasi di ipoclorito di sodio in soluzione al 12 % che a sua volta viene diluito con acqua, questo per dire che la quantità di disinfettante è estremamente minima…). Ora, è semplicemente successo che per una scarica atmosferica è “scattato” il salvavita e il “cloratore” ha smesso di funzionare. Contemporaneamente i tecnici dell’ASL hanno effettuato un prelievo con relativo controllo dell’acqua che ha determinato la suddetta presenza minima di contaminazione microbiologica la quale non esime il Comune dall’emettere l’ordinanza di bollitura, cosa che è stata fatta, per ovvie ragioni, immediatamente. Inutile dire che il suddetto cloratore è già stato prontamente rimesso in funzione e che la situazione è già stata pertanto normalizzata (tutto questo a “carico” dell’ACDA poiché il Comune, tranne che per l’ordinanza di cui trattasi, non ha più competenze tecniche in merito), tuttavia i necessari tempi burocratici che intercorrono tra un nuovo prelievo e le controanalisi fanno si che l’ordinanza di bollitura rimanga valida ed attiva per alcuni giorni dopodichè, appurata la potabilità dell’acqua, la stessa sarà revocata ed il “pericolo” cesserà. Purtroppo, nell’era telematica, un problema che potrebbe essere risolto in due giorni, viene “trascinato” per molti giorni
in più ma non vi è altro modo per ottemperare agli obblighi legislativi in tal senso.